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Sulla rotta delle spezie: un viaggio nei sapori della cucina indiana

Sulla rotta delle spezie: un viaggio nei sapori della cucina indiana

Scritto da Redazione Cittamani

Le spezie, da sempre, sono molto più di semplici ingredienti per insaporire i nostri piatti.

Questi preziosi aromi, ottenuti da piante, semi, cortecce o radici, hanno scritto pagine fondamentali della storia umana, influenzando economie, esplorazioni geografiche, e persino il corso di intere civiltà.

L’alba della storia delle spezie si perde nella notte dei tempi, ma è noto che già 4000 anni fa le civiltà dell’antico Egitto, della Mesopotamia e dell’Indo le utilizzavano sia per le loro proprietà culinarie sia per quelle medicamentose e rituali. La cannella e la cassia, ad esempio, erano ricercate per le cerimonie religiose, mentre i Faraoni si facevano seppellire insieme a vasi di unguenti e aromi preziosi.

Ma è con l’espandersi delle rotte commerciali, soprattutto quelle marittime, che le spezie iniziano a giocare un ruolo centrale nella storia globale. Gli antichi Greci e Romani ne erano grandi consumatori, e queste erano importate a caro prezzo dall’Asia e dall’Africa. Questa domanda elevata ne ha fatto una merce incredibilmente preziosa, talvolta valutata più dell’oro.

Il Medioevo vede l’Europa ancor più affamata di spezie. La cucina medievale era infatti caratterizzata da un uso abbondante di questi aromi, non solo per il sapore, ma anche per le loro proprietà conservanti e antibatteriche. Inoltre erano talmente preziose che potevano servire da dote, essere usate per pagare le tasse o usate come moneta di scambio.

Questa fame di spezie ha spinto esploratori europei in diverse epoche come Marco Polo, Vasco da Gama, Cristoforo Colombo a cercare nuove rotte verso l’India e le cosiddette “Indie Orientali”, innescando l’era delle grandi esplorazioni geografiche. La scoperta di una rotta marittima diretta per l’India da parte di Vasco da Gama nel 1498 ha segnato un punto di svolta, rompendo il monopolio arabo sul commercio delle spezie e inaugurando un’era di dominio europeo sui commerci globali.

Nel corso dei secoli, il controllo delle rotte delle spezie e delle terre da cui queste provenivano è stato motivo di intense rivalità, conflitti e guerre tra potenze coloniali come Portogallo, Olanda, Francia e Inghilterra. Compagnie come la British East India Company e la Dutch East India Company sono state fondate con l’obiettivo principale di monopolizzarne il commercio.

Oggi, in un mondo dove le spezie sono facilmente reperibili su ogni scaffale di supermercato, è facile dimenticare il loro ruolo storico come catalizzatori di esplorazioni, conquiste e scambi commerciali e culturali. La storia delle spezie è un promemoria di come la ricerca di sapori e aromi abbia potuto plasmare il destino di intere nazioni e culture, tessendo connessioni tra popoli lontani e diversi, in una trama ricca e variegata che ancora oggi continua a evolversi.

Certo, parlare di spezie e non occuparsi di quelle usate in India sarebbe come tracciare una mappa del mondo e dimenticarsi di segnare l’oceano. L’India, infatti, non solo è uno dei principali produttori e esportatori di spezie, ma la sua cucina è una testimonianza vivente dell’arte di utilizzare questi doni della natura per creare piatti che sono un vero e proprio inno alla vita.

Le spezie sono l’anima della cucina indiana, impiegate non solo per i loro sapori ma anche per le loro proprietà medicinali, radicate nella tradizione ayurvedica che vede nel cibo una fonte di guarigione e benessere. Ogni spezia, dalla più comune alla più esotica, ha un ruolo da protagonista in questo teatro gastronomico.

La curcuma, con il suo colore giallo brillante, è forse una delle spezie più iconiche dell’India. Oltre a essere un ingrediente fondamentale nel curry, la curcuma è celebrata per le sue proprietà antinfiammatorie e antiossidanti. È un simbolo di purezza, prosperità e fertilità, spesso usata nei rituali religiosi e nelle cerimonie matrimoniali.

Il cumino è un’altra spezia indispensabile, utilizzata per insaporire il dal, i curry, e piatti di riso. Il suo sapore distintivo, terroso e leggermente amaro, è fondamentale in molte miscele di spezie, come il garam masala.

Il coriandolo in polvere, ricavato dai semi dell’omonima pianta, è essenziale per creare una base aromatica in molti piatti indiani, offrendo un sapore fresco che bilancia perfettamente il calore delle altre spezie.

Cardamomo, chiodi di garofano, cannella, e noce moscata sono spesso usati nei dolci indiani, ma trovano posto anche in piatti salati, aggiungendone profondità e calore. Il cardamomo, in particolare, è molto apprezzato nel masala chai, il famoso tè speziato indiano.

La senape nera è utilizzata per il tadka, una tecnica che prevede il riscaldamento di spezie in olio caldo o ghee per sprigionarne gli aromi, prima di aggiungerle al piatto. I semi scoppiettano e rilasciano un sapore pungente, che aggiunge una nuova dimensione alle pietanze.

Il peperoncino occupa un posto d’onore nella cucina indiana, introducendo quel tocco di piccantezza che è amato in tutto il paese. Varietà locali, come il Byadagi del Karnataka o il Bhut Jolokia dell’Assam, sono celebri per il loro calore e il loro sapore caratteristico.

Infine, l’Assafetida, pur essendo meno conosciuta al di fuori dell’India, è una spezia cruciale che aggiunge un sapore unico e un aroma che ricorda quello dell’aglio e della cipolla, utilizzato spesso in piatti vegetariani per aggiungere sapidità alle vivande.

Le spezie, quindi, non sono solo il cuore pulsante delle nostre cucine ma anche testimoni silenziosi di una storia globale fatta di incontri, scoperte, e trasformazioni. Un pizzico di noce moscata o una foglia di alloro non sono semplici condimenti, ma frammenti di un’avventura umana che ha attraversato mari e continenti, unendo il mondo in un unico, grande, banchetto culturale.